Libertà: 70 anni… e non sentirli

Libertà: 70 anni… e non sentirli

Libertà: 70 anni… e non sentirli 1600 958 studiopalmieri

La notte di San Lorenzo:

Mardocchio e mardocchiati / san Giobbe aveva i bachi / medicina medicina / un po’ di cacca di gallina / un po’ di cane un po’ di gatto / domattina è tutto fatto / singhiozzo singhiozzo / albero mozzo / vite tagliata / vattene a casa / pioggia pioggia / corri corri / fammi andare via i porri…

Con gli occhi chiusi e le mani che coprono le orecchie, Cecilia recita questa filastrocca senza senso, dandole l’unico valore possibile: la capacità di distrarla dal pericolo che incombe. Cecilia è una bambina, ingenua e birbante, ignara dell’immane catastrofe in cui si trova, inconsapevole protagonista de La notte di San Lorenzo, una delle pellicole più tenere e disincantate (e purtroppo anche meno conosciute) sulla Resistenza italiana. Un racconto che i fratelli Taviani iniziano mostrando il momento più dolce che possa esserci, il matrimonio, coronamento dell’amore di due persone semplici; subito dopo arrivano i feriti e la guerra, il morbo che per la brama di pochi mette tutti l’uno contro l’altro.

Fine della guerra…

Ma tutte le guerre si avviano, prima o poi, alla conclusione, e il 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale pone i tedeschi di fronte al dilemma “arrendersi o perire”. È l’inizio del cammino che porterà il popolo italiano ad una nuova fase della propria storia… alla conquista della democrazia… all’istituzione della Repubblica…

liberazione, libertà

Festeggiamenti per la Liberazione in piazza Castello a Milano

Che bella parola: liberazione! Cito da un noto vocabolario: “l’atto, il fatto di liberare, di liberarsi o di essere liberato (da una soggezione, da un male, da un vincolo, da un controllo, ecc.)”. In pratica, tutto ciò che consente all’uomo civile la realizzazione della propria “libertà di azione”. Libertà di azione espressa nella stessa carta costituzionale che tutti noi, cittadini italiani, accettiamo implicitamente fin dalla nascita: “La libertà personale è inviolabile”.

Sarà che il tempo passa e i 70 anni trascorsi rendono la nostra libertà un’anziana signora ormai in pensione (beata lei che può). Sarà che agli italiani piace sempre divertirsi (almeno questo!). Sarà che ormai il ‘900 è trascorso da un pezzo e bisogna guardare avanti e scrivere il futuro, ma il futuro è spesso una riscrittura in altro stile del passato. Sarà quel che sarà… ma pare ormai che quell’anziana settantenne abbia iniziato da tempo e inesorabilmente la sua regressione senile. E invece di mostrare, matura qual è, la via da seguire per allontanarci definitivamente dall’infamia delle ceneri in cui è nata, sembra assomigliare sempre più a Cecilia, la bambina che chiude gli occhi, si tappa le orecchie e recita una incomprensibile filastrocca nei momenti difficili, tanto per esorcizzare la paura, tanto per non impegnarsi direttamente nella risoluzione dei problemi, tanto per aspettare che siano altri ad intervenire.

…e della libertà?

Cos’è la libertà oggi, nel nostro Paese? Di sicuro non una delle preoccupazioni principali, visto che figuriamo al 73° posto nell’Indice annuale sulla libertà di stampa (cos’ha la fredda Finlandia che a noi manca?). E le altre libertà? Siamo messi così male? Beh, no: se guardiamo altrove, il 73° posto non è nemmeno il gradino più basso che siamo in grado di raggiungere. Abbiamo la libertà di voto, ad esempio. Possiamo decidere chi ci deve governare: la cosiddetta democrazia rappresentativa, brillantemente illustrata da Gaber come quella forma di potere popolare che “fa sì che tu deleghi un partito, che sceglie una coalizione, che sceglie un candidato, che tu non sai chi è e che tu deleghi a rappresentarti per cinque anni, e che se lo incontri ti dice giustamente: Lei non sa chi sono io!”

Se ci fosse un indice che misura la libertà di voto nei Paesi del mondo, il 73° posto potrebbe addirittura risultare una posizione d’onore. Eh, sì, perché (in teoria) la democrazia rappresentativa imporrebbe (brutto verbo, ma non posso farne a meno) la scelta di un’altra persona a cui l’elettore delega l’onore e l’onere di governare, prendendo decisioni importanti anche al suo posto. Nel nostro Paese “libero” la questione non è di certo così semplice. A noi italiani è concesso al massimo il diritto a mettere una croce su un simbolo, un disegnino più o meno discutibile che rappresenta una lista di nomi prestabiliti, tra i quali non possiamo effettuare alcuna selezione. Se nel frattempo qualche candidato ci è diventato antipatico o ha perduto credibilità ai nostri occhi… pazienza: il partito ha deciso che deve “salire” per forza. Ma non finisce qui, c’è un’altra fregatura. Tutti gli eletti hanno (loro sì) la libertà di fare del voto dell’elettore quello che meglio credono, passando da una parte all’altra come se niente fosse, occupando gruppi parlamentari a piacere e fregandosene altamente del pensiero dei cittadini. Se l’elettore potesse votare per Tizio, e questi, durante la legislatura, dovesse decidere di cambiare schieramento, dovremmo farcene una ragione: Tizio continuerà ad avere tutte le carte in regola per sedere tra gli scranni, in quanto scelto dal popolo. Ma se l’elettore non ha la possibilità di votare per Tizio, ma solo scegliere un partito, dalla cui lista vengono selezionati 10 eletti “onorevoli”, sarebbe giusto, etico, morale, necessario, che fino al termine della legislatura quei 10 eletti piazzassero il loro deretano sempre sulla stessa poltroncina, altrimenti il rispetto degli elettori andrebbe a farsi benedire. L’elettore ha votato un partito, non la persona, e se uno dei 10 eletti volesse cambiare schieramento, dovrebbe correttamente dimettersi e ricandidarsi alle successive elezioni, lasciando il suo posto all’11° della lista, e così via fino al termine delle “graduatorie” (già, ma le graduatorie valgono solo per il mondo dei lavoratori precari), almeno fino quando non sarà reintrodotto il voto di preferenza.

Ecco, una delle caratteristiche che il nostro Paese ha conquistato a fatica nel corso di questi 70 anni, è di certo l’originalità della sua democrazia rappresentativa, una democrazia che consente il governo a gruppi di persone non votate dagli elettori e la presenza di un Parlamento che non rispecchia, nella sua distribuzione politica, la volontà degli elettori.

La notte di San Lorenzo

Cecilia (Micol Guidelli) nel film La notte di San Lorenzo dei fratelli Taviani

Cara la mia libertà, nonna di tutti noi italiani… tu che per noi nascesti un caldo mercoledì primaverile, quel 25 aprile del 1945… Tutto ti si può dire, fuorché il fatto che porti male i tuoi primi 70 anni. Intere generazioni sono passate, un nuovo millennio ci ha aperto le porte accompagnandoci nel futuro, ma tu non vuoi proprio invecchiare. Altro che demenza senile! Tu sembri ancora Cecilia, piccola, ingenua, inconsapevole e innocente, e con le mani alle orecchie e gli occhi chiusi continui a mormorare: pioggia pioggia / corri corri / fammi andare via i porri…