Juventus-Torino e lo sciopero di Rai Sport

Juventus-Torino e lo sciopero di Rai Sport

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Ieri sera è andata in onda su RaiUno la partita di calcio Juventus-Torino, ultimo quarto di finale della Coppa Italia 2017/18. Tutti avranno notato l’assenza del commento tecnico, e gli oltre 6 milioni di spettatori sintonizzati sul primo canale hanno assistito al match accompagnati dai suoni e (soprattutto) dai rumori dello stadio.

Juventus-Torino

Il primo gol della Juventus (fonte ANSA)

I motivi dello sciopero

Questo il comunicato dei giornalisti di RaiSport:

“Oggi le giornaliste e i giornalisti di Rai Sport sono in sciopero. Ci scusiamo per il disagio. Ma è una protesta necessaria, per ribadire il diritto di voi cittadini che pagate il canone a poter assistere gratuitamente ai più importanti eventi sportivi. Che, infatti, registrano sempre straordinari risultati di ascolto. La Rai invece non trasmetterà in diretta tv alcuni grandi appuntamenti, come i mondiali di calcio. È la prima volta che accade. Ed è a rischio anche la Formula1. Tutto a beneficio della concorrenza privata. L’azienda e il direttore di Rai Sport dunque fanno scelte di segno contrario, per di più spendendo soldi in costose collaborazioni e per acquistare prodotti da società esterne. Noi vogliamo una Rai Servizio Pubblico che trasmetta più sport, con sempre maggiore qualità. Riteniamo inaccettabile che ormai lo sport sia un privilegio dei pochi che possono permettersi un abbonamento alla pay tv. Vogliamo che – grazie alla Rai – lo sport sia di tutti e per tutti.”

Mondiali Russia 2018

La replica aziendale:

“È vero, lo Sport è di tutti, ma sconcertante è proprio l’atteggiamento dei giornalisti di Rai Sport a difesa delle proprie rendite di posizione ignorando che la Rai investe sul prodotto Sport oltre 200 milioni di Euro l’anno. Con l’eliminazione dell’Italia la Rai non poteva sostenere ulteriori e ingenti investimenti dettati da sole ragioni commerciali; non è un caso che altri servizi pubblici di importanti paesi europei, pur con le loro nazionali qualificate alla fase finale, non trasmetteranno le partite dei Mondiali di Russia. Sorprende infine che, invece di valorizzare gli eventi di cui Rai detiene i diritti come la Coppa Italia, i giornalisti di Rai Sport abbiano deciso di privare i telespettatori del loro autorevole commento.”

A difesa della casta

Nulla da dire sulla libertà di scioperare. È un diritto di tutti i lavoratori. È evidente, però che, in questo caso, qualcosa proprio non funziona. Che a scioperare siano proprio i giornalisti sportivi della Rai sembra quantomeno bizzarro. Stiamo parlando innanzitutto non di una categoria professionale specifica (i giornalisti sportivi) ma più che altro di una casta ben definita (i giornalisti sportivi della Rai). Una casta, si. Perché, a scanso di equivoci, tutto si può dire, fuorché il fatto che i giornalisti sportivi della Rai vengano assunti a seguito di pubbliche selezioni. Per carità, può anche essere giusto che i dirigenti televisivi scelgano i loro dipendenti in piena autonomia, visto che poi se ne devono assumere la responsabilità. Questo a dimostrazione del fatto che la Rai è un’azienda molto più privata di quanto si possa immaginare. Ma se la Rai deve funzionare come un’azienda privata, è strano che i suoi giornalisti si sentano mossi da uno spirito di “pubblico servizio” talmente forte da organizzare uno sciopero.

C’è poi un’affermazione che è a tutti gli effetti una supercazzola:

“…ribadire il diritto di voi cittadini che pagate il canone a poter assistere gratuitamente ai più importanti eventi sportivi.”

Mettiamoci d’accordo: paghiamo il canone o guardiamo gli eventi sportivi gratis? Una cosa è il contrario dell’altra, soprattutto oggi, visto che abbiamo un sistema di pagamento del canone ancora più subdolo del precedente. La Rai non ci permette certo di scegliere gli eventi da guardare, né tantomeno ci dà la possibilità di “non guardare la Rai”, perché tanto il canone lo paghiamo a prescindere.

Lo sport, poi! Quale sport? Qui si parla solo ed esclusivamente di calcio. Lo sport, quello che abbraccia decine di altre discipline, agli orari di punta viene trasmesso solo quando porta sponsor di un certo prestigio. Ma questo è un motivo che non ha mai spinto i giornalisti sportivi a scioperare.

Le ragioni dei padroni

Non è mai popolare mettersi dalla parte dei “padroni”, ma alla dirigenza cosa si vuole mai contestare? È giusto forse, in nome del servizio pubblico, spendere milioni di euro per proporre ai telespettatori una grande manifestazione sportiva a cui la nostra nazionale non partecipa (o, meglio, non si è resa degna di partecipare)? È giusto forse, basandosi su questo già opinabile principio, snobbare proprio la Coppa Italia, una kermesse già abbastanza bistrattata, pur essendo la seconda competizione calcistica nazionale? È giusto forse scioperare per questo, invece che proporre di destinare i fondi per il mondiale alla trasmissione TV di altre manifestazioni come le gare della nazionale femminile e di altre selezioni nazionali sicuramente più dignitose della nostra nazionale calcistica maggiore?

Certo, in quest’ultimo caso ci si guadagnerebbe poco. Gli sponsor spenderebbero di meno, ci sarebbe meno pubblico in TV, e allora perché affannarsi a rivendicare il “servizio pubblico” per eventi di seconda o terza classe? Meglio protestare perché la Rai non trasmetterà i mondiali. Ci sono chissà quanti milioni di telespettatori che non vedono l’ora di stare incollati al teleschermo per assistere alla gara del secolo tra Panama e Tunisia. E che dire invece di Australia-Perù? Il mondo piangerà di certo della impossibilità di ammirare le gesta dei calciatori peruviani con il commento tecnico di autorevoli giornalisti spediti in Russia a spese della Rai. Già perché, senza l’Italia ai mondiali, una spedizione di tecnici e giornalisti in Russia avrebbe tutti gli effetti di una vacanza stipendiata, visto che la pubblica utilità viene a mancare.

Nazionale Peru

La sorprendente nazionale del Perù, che non vedremo sulla Rai.

Ma lavorano solo i giornalisti?

Una possibile proposta sarebbe quella di spedire in Russia soltanto i tecnici. D’altronde, i nostri amati giornalisti sportivi possono commentare le gare anche dagli studi Rai di Roma, senza doversi mettere a volare tra le città russe.

Se analizziamo bene quanto accaduto, c’è infatti un’altra cosa che non quadra. Ogni sciopero che si rispetti deve causare un danno agli utenti di un servizio, altrimenti non ha senso. È come proclamare lo sciopero dei mezzi di trasporto, poi i macchinisti lavorano e i controllori stanno a casa. Sarebbe addirittura un vantaggio!

Difatti, mentre i giornalisti sportivi stavano comodamente seduti sulle loro poltrone, i tecnici della Rai lavoravano, eccome! Nel freddo di Torino, gli operatori hanno fatto il loro dovere, così come i loro assistenti e tutti i tecnici di regia. E tutti hanno potuto ammirare in TV Juventus-Torino. Stiamo parlando di tutti quei professionisti senza i quali il lavoro dei giornalisti sportivi sarebbe del tutto inutile. Anche se sono pagati molto di meno, i tecnici garantiscono la corretta trasmissione degli eventi, e fanno anche meno strafalcioni dei loro più autorevoli colleghi.

A guardare i dati Auditel, lo sciopero dei giornalisti sportivi non sembra aver causato troppi problemi (né alla Rai, né ai telespettatori). La gara Juventus-Torino ha avuto anche più ascolti di quella della sera precedente tra Napoli e Atalanta. La concorrenza sugli altri canali? Più o meno la stessa. Si potrebbe dire che i tifosi juventini sono molti di più. È vero, ma questa è una motivazione che va a sfavore dei giornalisti. Proprio perché sono di più, hanno guardato lo stesso la partita. Quale amante di calcio guarda una gara in TV solo se c’è il commento tecnico? O meglio, quale tifoso decide di “non guardare” una partita di calcio in TV perché manca il commento tecnico?

operatore televisivo

(fonte Insidefoto.com)

Se scioperassero i telespettatori?

Il problema è che in Italia siamo troppo malati di calcio. Altrimenti, l’unico sciopero che bisognerebbe mettere in atto è quello dei telespettatori nei confronti dei giornalisti sportivi. Se tutte le gare avessero come sottofondo solamente gli effetti sonori dello stadio (insulti compresi), forse il calcio sarebbe anche più godibile. Ci si sentirebbe come allo stadio e si apprezzerebbe di più il lavoro di chi davvero si sporca le mani e, per fornirci le immagini di un evento mentre stiamo nel sicuro delle nostre case, passa ore intere al freddo, magari sotto la pioggia, e spesso in balia delle intemperanze dei tifosi.

Bisogna stare attenti a proclamare uno sciopero senza ragionarci bene. Utenti e dirigenti potrebbero accorgersi che, a volte, di certi servizi si può fare anche a meno.