Indivisibili: morte e rinascita di un fenomeno da baraccone

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Indivisibili: morte e rinascita di un fenomeno da baraccone

Indivisibili: morte e rinascita di un fenomeno da baraccone 1200 741 studiopalmieri

Due sorelle, identiche. Un rapporto simbiotico, viscerale. Sono gemelle siamesi, unite all’anca, e i capillari in comune le rendono dipendenti l’una dall’altra non solo fisicamente: quando una delle due mangia troppo, l’altra soffre il mal di pancia; quando una si innamora, l’altra sente le farfalle nello stomaco. Vivono ciascuna dei sentimenti dell’altra. Indivisibili.

Le troviamo in una casa sul mare, di modesta fattura, ma ricca di comfort tecnologici. Nel letto, una delle due si masturba. L’altra, al risveglio, recita un atto di dolore perché sente di aver peccato nel sonno. L’atmosfera ci distrae subito da quella che potrebbe essere la banale supposizione delle immagini che vedremo dopo: due cantanti neomelodiche che si esibiscono durante le feste private, le comunioni, le serenate d’amore, com’è consuetudine nell’hinterland napoletano.

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Fenomeni da baraccone

I clienti contattano il padre Peppe, manager e compositore, non solo e non tanto per la bella voce delle ragazze, ma soprattutto per quell’anca unita in un corpo unico, dove tutti cercano di mettere le mani, come fosse la gobba di uno “scartellato” che porta fortuna quando viene toccata.

Vorrebbero chiudere le loro esibizioni con Mercedes Benz di Janis Joplin, ma Peppe si oppone. Indivisibili è il brano ideale: evidenzia senza mezzi termini la loro condizione, il loro handicap; pone l’accento sulla loro “menomazione” più che sulle qualità vocali che potrebbe emergere da un brano di Joplin. Al loro pubblico non interessa la musica colta, ricercata. E a Peppe nemmeno. Le loro anche congiunte sono, più del bel canto, l’elemento che porta soldi, incuriosisce, attira. Ne è convinto anche don Salvatore, un parroco dalla dubbia moralità, promotore di una “Chiesa nuova” che passa attraverso l’ostentazione del sacrificio delle due ragazze, da raggiungere anche a costo della loro infelicità.

La ribellione avviene presto. Le ragazze, giunte alla maggiore età, acquisiscono la consapevolezza di essere più sfruttate che apprezzate. Un medico incontrato per caso le convince della possibilità di una separazione, da sempre tenuta loro nascosta dai familiari, che perderebbero così la loro principale fonte di reddito. Si rendono conto che il loro stato non è dissimile da quello delle ragazze di cui portano il nome, le gemelle siamesi Daisy e Violet, indivisibili coprotagoniste nel 1932 di Freaks di Tod Browning: fenomeni da baraccone mostrati al pubblico pagante per le loro malformazioni fisiche, la cui condizione era più remunerativa delle loro presunte qualità artistiche.

La morte

Il padre, incallito giocatore di slot machine, reagisce violentemente alla loro richiesta di una visita medica che accerti scientificamente la “separabilità”. Daisy e Viola fuggono. La prima, desiderosa della separazione, è intenzionata a sottomettersi alle avances del produttore Marco pur di trovare i soldi necessari all’intervento; la seconda, impaurita della eventuale divisione dalla sorella, è meno istintiva e tenta di allontanarla dalle sue intenzioni. Marco si rivela essere soltanto un pervertito, interessato ad un insolito rapporto sessuale a tre.

La loro rinascita in una vita nuova deve passare attraverso il rischio della morte. Come nel mito di Orfeo, bisogna scendere agli inferi, con la promessa di non voltarsi mai indietro. Invece Daisy e Viola si ritrovano nuovamente tra le braccia dei loro carnefici, il padre Peppe e don Salvatore. Gli altri familiari, compresa la madre alcolizzata, abbandonano la scena prima di poter commettere nuovi errori. La pantomima ha inizio: le due ragazze, già fenomeno da baraccone, vengono ancora più ridicolizzate dai segni della Passione inflitti sulle loro mani dal padre padrone e poi esibiti dal sacerdote come segni della “Chiesa nuova” che il Signore sta creando.

La strada del ritorno ad una vita triste, di nuovo sottomesse e indivisibili, sembra ormai tracciata, ma Daisy decide di scendere ancora una volta agli inferi, di procurarsi da sola la morte separandosi definitivamente da tutto e da tutti.

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La rinascita

Nei corridoi di una clinica vuota, con l’unico rumore di fondo di una pompa per il drenaggio del sangue che strisca sul pavimento, Orfeo-Viola va alla ricerca della sua Euridice-Daisy. I familiari non ci sono, ma resta comunque attenta a non guardarsi indietro: il suo sguardo terrorizzato non vuole incrociare la sua anca sinistra, dove il passato è stato reciso lasciando solo una grande cicatrice sanguinante. Si trascina tra i corridoi, cammina come se avesse ancora accanto la sorella, che finalmente trova, esanime, ormai lontana da lei.

Non ci è dato sapere se la loro vicenda avrà un lieto fine. Il film Indivisibili di Edoardo De Angelis si ferma qui. Non sappiamo cosa faranno, se riusciranno a gestire la loro separazione, la mancanza di azione-reazione dell’una nell’animo dell’altra. Nell’ultima inquadratura, le due sorelle, unite ma ormai separate, concedono il bis, il “loro” bis, quel brano finale che durante gli spettacoli si erano sempre sentite negare.

Oh Signore, perché non mi compri una Mercedes Benz? I miei amici guidano tutti le Porsche, devo fare ammenda. Ho lavorato duro per tutta la mia vita, nessun aiuto dai miei amici. Quindi, Signore, perché non mi compri una Mercedes Benz?

Il brano di Janis Joplin è il suono della lira che Orfeo utilizza per incantare i personaggi degli inferi che potrebbero ostacolarlo. Trova la sua Euridice e la conduce di nuovo nel regno dei vivi. Il passato è ormai reciso, separato da un intervento chirurgico, mentre le fiamme degli inferi risuonano nel brano Abbi pietà di noi di Enzo Avitabile, quel triste elenco di “terre dei fuochi” a cui l’autore chiede di avere pietà del loro passaggio. ‘A vit’ è sacra e va rispettat’.