Assisi, 26 settembre 1997: la forza della natura vs. l’arte moderna

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Assisi, 26 settembre 1997: la forza della natura vs. l’arte moderna

Assisi, 26 settembre 1997: la forza della natura vs. l’arte moderna 1500 1000 studiopalmieri

26 settembre 1997, ore 02:33

Umbria e Marche tremano. Un sisma di magnitudo 5,8, VIII-IX grado della scala Mercalli, scuote la notte con epicentro nella piccola frazione ternana di Cesi. La marchigiana Collecurti, piccolo borgo montano nel comune di Serravalle di Chienti, si trasforma in un ammasso di pietre e calcinacci che la rendono irriconoscibile, quasi fosse stata vittima di un bombardamento aereo. Due anziani coniugi, Francesco e Marietta, sorpresi dal sisma in piena notte, si stringono forte sotto le lenzuola: verranno ritrovati così all’alba, morti sotto le macerie ma ancora abbracciati.

Al mattino iniziano i lavori di soccorso agli sfollati e di ricognizione degli edifici, mescolati subito alle proteste per ciò che non era stato fatto nei mesi precedenti. Era infatti dal mese di maggio che si erano iniziati a verificare eventi sismici con epicentro nella provincia di Perugia, con una nuova scossa importante la notte del 4 settembre.

I comuni più colpiti sono, nelle Marche, Fabriano, Serravalle di Chienti e Camerino, in Umbria, Foligno, Nocera Umbra, Preci, Sellano e Assisi.

Paul Sabatier, 1893

In uno degli affreschi della chiesa superiore di Assisi, Giotto ha rappresentato santa Chiara e le sue compagne che escono piangenti da San Damiano per baciare il cadavere del loro padre spirituale portato alla sua ultima dimora.

Con libertà tutta artistica, della cappella ha fatto una ricca chiesa, rivestita di marmi preziosi.

Fortunatamente il vero San Damiano sussiste ancora, seminascosto a pie’ d’un oliveto, come una lodola a pie’ d’una ginestra; conserva ancora i suoi poveri muri costruiti di pietre irregolari, come quelle dei muri dei campi vicini. Qual’è più bello, il tempio ideale sognato dall’artista o la povera cappella nella sua realtà? Nessuno che abbia cuore vorrà esitare.

Gli storici ufficiali di san Francesco hanno fatto per la biografia del Santo come Giotto per il piccolo santuario, e non gli hanno reso davvero un buon servizio. Gli abbellimenti aggiunti alla vita di lui hanno fatto dimenticare il san Francesco vero e reale, che è tanto più bello.

Giotto, Saluto di Santa Chiara a San Francesco

Giotto, Saluto di Santa Chiara e delle sue compagne a San Francesco, affresco, 1295-1299 ca., 230×270 cm, Assisi, Basilica di San Francesco

Paul Sabatier, pastore calvinista, è stato il primo biografo moderno di San Francesco, fondatore, nel 1902, della Società Internazionale di Studi Francescani. La sua opera Vita di S. Francesco d’Assisi ha dato nuovo lustro alla vita del santo assisano, creando la base di una ricerca, tuttora attiva, mirata alla ricostruzione del personaggio storico non sempre corrispondente alla figura del santo stigmatizzato e autore di molti miracoli che la Chiesa ha ricreato dopo la sua morte. Il suo riferimento a Giotto non è da leggersi come una critica all’artista, ma come un mero termine di paragone per dimostrare, con la forza dell’immagine che contrasta la realtà, la differenza tra il suo nuovo modo di presentare la vita di San Francesco e la storia che invece abbiamo ricevuto dai cosiddetti “biografi ufficiali”.

26 settembre 1997, ore 09:30

A Nocera Umbra, la Protezione Civile dichiara inagibili oltre 3/4 degli edifici. Nelle due regioni colpite dal sisma vengono chiuse molte scuole ed edifici pubblici, oltre ai tanti edifici di culto di epoca medievale, destinati a ricognizioni speciali. Primo fra tutti, il Sacro Convento di San Francesco ad Assisi, per il quale viene istituita un’apposita commissione di verifica. Nonostante le critiche per la mancata prevenzione, le istituzioni preposte convergono nell’idea che l’evento sismico di maggiore intensità sia ormai trascorso, e che nelle giornate successive ci saranno solo scosse di assestamento.

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A Nocera Umbra lo stadio comunale accoglie gli sfollati

Un’equipe composta da tecnici, ingegneri, storici dell’arte, giornalisti e frati locali accede per un sopralluogo alla Basilica Superiore di San Francesco, che per la circostanza è fortunatamente chiusa ai fedeli. Gli esperti iniziano a raccogliere, analizzare e catalogare tutti i frammenti degli affreschi che già dalla notte i restauratori stanno recuperando, mentre un deposito di polvere è sparso ovunque. I residui vengono direttamente dalle volte, che durante il sisma sono fuoriuscite dalle basi di appoggio per poi adagiarvisi nuovamente. Questo mette le volte stesse in enorme instabilità e in grave pericolo di crollo. Ma purtroppo i tecnici che operano la ricognizione non sono ancora riusciti a ricostruire tale dinamica.

Paul Sabatier, 1893

La prima volta che fui in Assisi vi arrivai nel colmo della notte; era il mese di giugno. Quando apparve il sole, tutto inondando di calore e di luce, parve che l’antica basilica si scotesse ad un tratto, quasi volesse parlare e cantare; gli affreschi di Giotto, poco dianzi invisibili, si animavano di una vita strana; si sarebbero detti dipinti il giorno innanzi, tanto erano vivi, e tutto vi si moveva, senza che nulla vi fosse di sinistro, né di disordinato.

Vi ritornai sei mesi dopo; avevano rizzato un ponte in mezzo alla navata; su quello un critico d’arte esaminava le pitture e, siccome il tempo era scuro, proiettava sulle pareti i raggi di una lampada a riflettore, ed allora si vedevano sporgere bracci, venir fuori visi senza unità, senza armonia; le figure più deliziose prendevano qualche cosa di bizzarro e di grottesco. Discese trionfante con un cartone pieno di schizzi; qui un piede, là un muscolo, più giù una parte di viso, ed io non potei fare a meno di pensare agli affreschi come li avevo visti inondati di sole. E sole e lampada illudono, trasformano quello che ci fanno vedere; ma, per esser sincero, debbo confessare la mia predilezione per le illusioni del sole. La storia è un paesaggio, come quelli della natura, cambia senza posa; due persone che l’osservano nello stesso tempo non vi trovano la stessa grazia, e voi stessi, se l’aveste continuamente sotto gli occhi, non lo vedreste uguale due volte.”

26 settembre 1997, ore 11:42

Un boato improvviso, un rumore sordo e profondo. La terra trema ancora, e con essa anche il Sacro Convento di San Francesco ad Assisi. Il terremoto è più forte di quello notturno, magnitudo 6,1 e IX grado Mercalli. Nella Basilica Superiore tutti si rendono conto immediatamente di non essere al sicuro. Tutti fuggono, cercando riparo. Le volte della basilica vengono nuovamente spinte in alto dal movimento terrestre, per poi ricadere sui costoloni. Ma la Volta dei Dottori della Chiesa non si riaggancia nuovamente alla base e si sbriciola all’istante. Padre Angelo Api, il seminarista Zdzislaw Borowiec, i due tecnici Bruno Brunacci e Claudio Bugiantella, si dirigono di corsa verso la luce che proviene dal portale d’ingresso, sperando di raggiungere al più presto il piazzale esterno. La volta in frantumi li travolge, uccidendoli sul colpo. Altre quattro vittime saranno recuperate nel resto del territorio interessato al sisma, che, insieme ai due anziani coniugi periti nella notte, portano a 10 il numero totale dei decessi.

Volta_Cimabue

Assisi, Basilica di San Francesco: la Volta dei Dottori della Chiesa dopo il sisma del 26 settembre 1997

GUARA IL VIDEO DEL CROLLO ALL’INTERNO DELLA BASILICA DI SAN FRANCESCO

26 settembre 2015

Dopo 18 anni, quasi non si direbbe che in quelle zone, e in particolare ad Assisi, un violento terremoto abbia distrutto edifici e ucciso persone. Di sicuro sono state tante le voci che si sono levate per via dei fondi stanziati prima per la riparazione della Basilica di San Francesco e poi per la ricostruzione delle case per gli sfollati. Ma ad oggi i dati ufficiali sembrano certificare il rientro nelle proprie abitazioni per il 97% degli sfollati.

Una percentuale impensabile in altri contesti. Ma ancora più notevole è il lavoro effettuato all’interno del Sacro Convento francescano, per salvaguardare quanto di “miracoloso” aveva osservato Sabatier un secolo prima. Quello che lo scrittore aveva notato, nella particolare “animazione” che la luce del sole procurava agli affreschi, non era certo un effetto involontario.

Al tempo di Cimabue, la superficie pittorica era considerata un’area essenzialmente bidimensionale. L’affresco era come una pagina miniata, con un’immagine in primo piano e altri elementi di corredo puramente decorativi. Giotto trasforma questo modo di trattare l’affresco e, pur se ancora lontano dalla prospettiva rinascimentale, crea nei suoi dipinti la terza dimensione. I suoi affreschi, oltre alle figure principali, possiedono uno sfondo attivo, non decorativo. Le scene si animano, i comprimari di San Francesco mostrano le loro emozioni, svolgono azioni di vita quotidiana, parlano, cantano, osservano. I singoli episodi sembrano tableaux vivants, separati da colonne che simulano un loggiato e inseriti in cornici dipinte in diagonale così da far apparire i quadri come fossero pannelli incastonati nel muro.

L’effetto visivo percepito da Sabatier deriva probabilmente anche dalla particolare forma delle aureole dorate presenti sul capo di Francesco e delle altre figure divine. Esse erano realizzate con un supplemento di intonaco, in modo da creare un rilievo che fuoriusciva dalla superficie dell’affresco. Ricoperte di oro zecchino, le aureole svolgevano la funzione di veri e propri specchi che riflettevano la poca luce degli ambienti, illuminando il volto dei personaggi su cui erano posizionate.

Nel ciclo delle Storie di San Francesco, Giotto, come scrisse Cennino Cennini, “ridusse al moderno” l’arte di dipingere, apportando rivoluzioni continue nel modo di approcciarsi all’immagine. Una delle più significative è quella che noi oggi, grazie all’innovazione tecnologica, definiamo 3D. La capacità di riprodurre l’immagine in maniera verosimile, inserendo al suo interno anche la terza dimensione, è stata ideata in pittura oltre 700 anni fa.

Giotto - Il preseoe di Greccio

Giotto, Presepe di Greccio, affresco, 1295-1299 ca., 230×270 cm, Assisi, Basilica di San Francesco

Ed è per questo che il mondo intero si mobilita perché quel gioiello ineguagliabile che è il Sacro Convento di Assisi, dove si incontrano i primi vagiti dell’arte moderna e della letteratura italiana, sia messo al più presto al riparo e in condizione di non subire più danni consistenti. Un capolavoro di ingegneria architettonica che molti avevano definito inizialmente “il cantiere dell’utopia” per l’ingente e difficilissima mole di lavoro necessaria e l’arduo proposito di riaprire l’edificio per il Giubileo del 2000.

Dopo 24 mesi dal sisma le volte sono ormai sicure con interventi di alta ingegneria e ricostruzioni artistiche impeccabili degli affreschi. Il 29 novembre 1999 il portale d’ingresso apre nuovamente ai fedeli, perfettamente in tempo per la celebrazione dell’anno giubilare e con complimenti e ammirazione da ogni parte del mondo.

Tra la forza incontrastata della natura e l’emozione impareggiabile dell’arte moderna, almeno per il momento, la prima deve ancora lasciarsi guidare e rappresentare dalla seconda.